07 + diario di viaggio Bastia
Accoglienza “canina”
Dopo un viaggio attraverso le sinuose strade montane corse, durante il quale abbiamo scambiato chiacchiere e convenevoli scoprendo il nome della signora, Isabelle, e di suo marito, Laurent, arriviamo finalmente alla loro villetta. La casa, accogliente e immersa nel tranquillo paesino di Corte, ci accoglie con la sua atmosfera calda e familiare. Isabelle ci spiega che la figlia Eliane non è in casa perché la festa sarà una sorpresa. Per ora è ospite di un’amica, intrattenuta dai suoi genitori che stanno facendo del loro meglio per tenerla lontana dal luogo del grande evento.
Appena si ferma l’auto, Skippy, sempre curiosa, balza giù con energia pronta a esplorare. Ma dopo appena due passi si blocca di colpo, le orecchie si drizzano e il suo corpo si irrigidisce: due grossi cani, un labrador beige e un nero, le corrono incontro abbaiando con entusiasmo. Skippy, visibilmente terrorizzata, emette un urlo acuto che sembra un misto tra un lamento e un grido di guerra, poi si gira e cerca una via di fuga. Prima prova a nascondersi sotto l’auto ma i cani la seguono scodinzolando, poi cambia strategia e parte in un fulmineo sprint… solo per balzare direttamente sulle gambe di Amandine, che nel frattempo stava scendendo dall’auto.
L’impatto è così improvviso che Amandine lancia un urletto sorpreso, barcolla per un istante con Skippy che si arrampica disperatamente su di lei e finisce per ruzzolare all’indietro sul sedile posteriore, trascinando con sé anche la piccola fennec.
Per un attimo il silenzio avvolge la scena.
Laurent cerca di richiamare i cani, che nel frattempo si sono fermati, inclinandosi leggermente di lato e osservando la scena con aria perplessa, come se non capissero perché la nuova arrivata non stia giocando con loro. Il labrador nero si siede placidamente e inclina la testa, mentre quello beige, vedendo Skippy aggrappata ad Amandine, decide di imitarla e si alza sulle zampe posteriori appoggiandosi alla portiera dell’auto con un’aria festosa.
Amandine scoppia a ridere, ancora stesa con Skippy avvinghiata a lei. «Okay, okay, ho capito, Skippy! Ti proteggerò io dai mostri pelosi!»
Veronika si tiene il fianco ridendo. «Direi che l’accoglienza è stata calorosa!»
Isabelle scuote la testa con un sorriso mentre Laurent, ancora divertito, si affretta a mettere a bada i due cani, che finalmente sembrano capire che la loro energia è stata un po’ troppo per la piccola ospite.
Skippy, nel frattempo, non sembra ancora del tutto convinta. Dalla sua posizione di sicurezza tra le braccia di Amandine, lancia occhiate sospettose ai due giganti pelosi, mentre il labrador beige si sdraia pigramente come se niente fosse.
Isabelle ride e ci fa cenno di entrare. «Benvenuti a casa!»
Le migliori accoglienze sono quelle impreviste: un abbaio, un salto e una risata condivisa possono trasformare gli estranei in amici.

Una Festa Sotto le Stelle
Il giardino di Isabelle e Laurent si anima con l’arrivo degli amici di Eliane, pronti a festeggiare il suo quindicesimo compleanno. Le luci soffuse creano un’atmosfera calda e accogliente, mentre il profumo di cibo riempie l’aria.
Fin dal nostro arrivo ci siamo dati da fare per aiutare con i preparativi: io e Laurent abbiamo sistemato i tavoli e appeso le lanterne nel giardino, mentre Veronika e Amandine si sono occupate degli addobbi, trovando il giusto equilibrio tra eleganza e semplicità. Isabelle ha diretto con energia l’allestimento del buffet, un tripudio di piatti tradizionali corsi e dolci tipici.
Skippy, attratta irresistibilmente dai profumi provenienti dal tavolo, si avvicina con passo cauto. Il suo nasino si muove rapidamente nell’aria fino a quando si blocca davanti a un vassoio colmo di biscotti dorati e croccanti.
«Quelli sono canistrelli,» spiega Isabelle con un sorriso, vedendo la curiosità di Skippy. «Biscotti tipici corsi, croccanti e profumati di anice e vino bianco.»
Skippy lancia uno sguardo a Veronika, come per chiedere il permesso.
«Va bene ma solo uno, Skippy» concede lei con un sorriso.
La fennec afferra con estrema delicatezza un canistrello tra le zampette e lo mordicchia con aria estatica. Amandine la osserva divertita. «Credo che abbiamo trovato il suo dolce preferito!»
Poco dopo, il silenzio cala improvviso sulla festa. Le luci si abbassano e tutti si raccolgono in attesa, nascosti nel buio del giardino. Eliane, rientrata in casa senza trovare nessuno, appare visibilmente confusa. Procede con passi incerti verso il retro, spingendo la porta del giardino. Si ferma sulla soglia confusa. Guarda intorno, accigliandosi leggermente.
«Maman? Papa?» chiama a bassa voce, senza ricevere risposta.
Fa un passo avanti, incerta, e proprio in quell’istante le luci si accendono e il giardino esplode in un coro festoso…
«Joyeux anniversaire!»
Musica e risate riempiono l’aria mentre la ragazza, sorpresa e commossa, porta le mani alla bocca, cercando di trattenere l’emozione.
La serata prosegue tra giochi, musica e balli. Amandine e Skippy diventano le protagoniste di un’improvvisata esibizione che strappa applausi e risate. I giovani si divertono, io chiacchiero con un gruppetto di amici di Laurent e Isabelle.
Scoppiamo a ridere quando vediamo Veronika che rincorre Skippy tra i tavoli, cercando di strapparle dalle zampe quello che sembra essere il centesimo canistrello della serata.
«Starai male se continui così!» la ammonisce, mentre la fennec, con il musetto impolverato di zucchero, salta agilmente in groppa al labrador nero per sfuggire più velocemente alla sua “cacciatrice”.
Amandine scoppia a ridere e si avvicina a Skippy che intanto riprende fiato dopo l’inseguimento. «Come facevi a correre dopo aver mangiato tutti quei dolci?» commenta accarezzando Skippy, che sembra tutt’altro che pentita mentre le si accoccola contro con un sospiro soddisfatto.
Eliane si avvicina con un sorriso. «Perché non dormiamo insieme questa notte? Sarebbe bello finire la serata insieme.»
Amandine illumina gli occhi e guarda la zia in cerca di conferma. Isabelle annuisce con complicità. «Mi sembra un’ottima idea. Un pigiama party tra donne. Ti va piccola esploratrice?»
Skippy drizza le orecchie sentendo la proposta e si aggrappa ancora di più ad Amandine, lasciandosi coccolare soddisfatta come a dire: “Questa sì che è una buona idea!”
La casa si svuota poco a poco, il giardino è ancora illuminato dalle ultime luci tremolanti e dal profumo dolce dei canistrelli sparsi qua e là. Isabelle sospira soddisfatta, guardando la tavolata vuota con un sorriso. «Le feste migliori sono quelle che ti fanno sentire più uniti,» dice sottovoce.
Skippy, ormai accoccolata tra Amandine ed Eliane, sbadiglia e si rannicchia. La notte corsa avvolge tutti in un abbraccio silenzioso.
Ci sono feste fatte di musica e luci, altre feste fatte di affetti e sorprese. Quelle che restano nel cuore sono sempre le seconde

Una colazione con racconti
Il profumo di caffè e pane fresco si diffonde per la casa mentre scendiamo in cucina, accolti dal sorriso caloroso di Isabelle. Sul tavolo, accanto a una caffettiera fumante, troneggia una torta dorata dal profumo intenso.
«Buongiorno!» ci saluta Isabelle, versando il caffè nelle tazze. «Spero abbiate dormito bene. Questo è un piccolo assaggio della nostra terra.»
«Ma questa torta ha un profumo incredibile…» commenta Veronika, prendendo una fetta.
Isabelle sorride con orgoglio. «È una torta di castagne, qui in Corsica la farina di castagne è stata per secoli un alimento fondamentale. Durante i periodi difficili, quando il grano scarseggiava, le castagne hanno nutrito intere generazioni. Ancora oggi sono simbolo della nostra tradizione e della nostra resilienza.»
Laurent arriva poco dopo, allungando una mano per rubare un pezzo di torta. «Ah, vedo che vi state ambientando bene! Attenti, potreste non voler più andar via…»
Ridiamo tutti ma Isabelle scuote la testa con aria decisa. «Prima di lasciarci, non potete andarvene senza aver visto Corte come si deve. Voglio mostrarvi il museo dove lavoro. Venite, vi racconterò qualcosa di speciale su questo angolo di Corsica.»
Dopo la colazione, usciamo per una passeggiata nel cuore del paese. Corte ha un’aria fiera e austera, arroccata tra le montagne come se fosse ancora pronta a difendersi. Le stradine acciottolate salgono ripide, conducendoci fino alla cittadella che domina l’abitato dall’alto.
«La chiamano il Nido dell’Aquila» spiega Laurent, indicando le mura massicce. «Costruita per resistere agli assalti è sempre stata un punto strategico fondamentale.»
Isabelle ci guida fino a un piccolo edificio con una targa all’ingresso: il Museo della Corsica, dove lavora come curatrice. Appena entriamo, l’odore di legno e carta antica ci avvolge, mentre le sale espositive raccontano la storia dell’isola attraverso reperti, documenti e costumi tradizionali.
«Corte è stata la capitale della Repubblica Corsa nel XVIII secolo» racconta Isabelle mentre ci mostra una mappa dell’epoca. «Pasquale Paoli sognava una Corsica indipendente e Corte doveva esserne il cuore. Qui ha fondato la prima università dell’isola, convinto che solo attraverso la cultura si potesse conquistare la libertà.»
Indica un manoscritto antico, ingiallito dal tempo. «Questa è una copia della Costituzione corsa del 1755, una delle più avanzate dell’epoca. Immaginate: già allora garantiva il diritto di voto alle donne, molto prima di altri stati europei.»
Veronika ascolta con interesse. «È incredibile. E oggi? La gente di Corte sente ancora questo legame con la sua storia?»
Laurent annuisce. «Assolutamente sì. La nostra cultura è ancora viva. Qui a Corte il corso si parla ancora con orgoglio e le tradizioni si tramandano. Certo, i giovani spesso partono per studiare o lavorare altrove ma molti ritornano per il legame profondo che hanno con questa terra.»
Isabelle si ferma un attimo vicino alla finestra e indica il paese ai nostri piedi. «Oggi Corte è ancora un centro culturale importante per la Corsica. Qui c’è una delle sedi universitarie più attive dell’isola e molti giovani scelgono di studiare qui invece di trasferirsi sul continente.»
Laurent annuisce. «Ma il turismo sta crescendo e porta nuove opportunità. Alcuni giovani aprono attività legate all’artigianato e ai prodotti locali, cercando di mantenere viva la tradizione.»
Veronika osserva le vie acciottolate. «Quindi è una città che cerca di rimanere fedele alle proprie radici, ma guardando al futuro.»
Isabelle sorride. «Esattamente. È il nostro spirito corso.»
Dopo aver visitato il museo facciamo un’ultima passeggiata lungo i vicoli stretti di Corte, ammirando il panorama sulle montagne circostanti. Isabelle e Laurent ci raccontano aneddoti sui festival locali e sulle leggende legate alla cittadella, fino a quando il rintocco delle campane ci ricorda che è ora di proseguire.
«Che ne dite di fare un giro a Bastia prima del vostro volo?» propone Isabelle. «Possiamo accompagnarvi e mostrarvi i nostri angoli preferiti della città.»
Veronika si illumina. «Sarebbe fantastico! Non vedo l’ora di scoprire di più.»
Torniamo a casa per svegliare Skippy e prepararci alla partenza. La piccola fennec si stiracchia assonnata tra le braccia di Amandine, mentre il sole inizia a illuminare le cime delle montagne. La giornata è appena iniziata, ma già promette nuove scoperte.
Ogni terra racconta la sua storia nel pane che sforna e nel caffè che offre. La Corsica lo fa anche con il calore della sua gente.

Saluti a Malincuore
Il mattino porta con sé la dolce quiete della casa, rotta solo dal fruscio leggero delle tende che si muovono alla brezza corsa. Con un po’ di riluttanza, decidiamo che è il momento di svegliare Skippy e le ragazze per i saluti prima della nostra partenza.
Apriamo con delicatezza la porta della stanza e troviamo Eliane e Amandine ancora profondamente addormentate, accoccolate sotto le coperte, con Skippy comodamente sdraiata tra di loro. La piccola fennec si stiracchia pigramente, poi, notando che siamo pronti a partire, emette un suono sommesso, un misto tra un lamento e un saluto affettuoso.
Amandine si sfrega gli occhi assonnata, poi, realizzando che è il momento di dirsi addio, stringe Skippy in un abbraccio improvviso. «Mi mancherai, piccola esploratrice» sussurra, cercando di trattenere l’emozione.
Quando ci avviamo verso la porta d’ingresso, Amandine si ferma un istante, poi si sfila un braccialetto intrecciato dal polso e lo porge a Skippy con un sorriso malinconico. «Questo è per te» dice, posandolo delicatamente nelle sue zampette. «Così ti ricorderai di me.»
Skippy inclina la testa, osservando il braccialetto con attenzione, poi lo stringe con le zampette e lo porta al petto, come fosse un tesoro inestimabile. Un legame semplice, nato tra giochi e avventure ma che ora si cristallizza in un piccolo ricordo.
Prima di salire in auto, Isabelle indica la casa con un sorriso caloroso. «Ricordatevi, qui avrete sempre una casa.»
Ci allontaniamo lungo la strada che porta a Bastia, mentre Skippy stringe ancora tra le zampette il suo nuovo tesoro, come a voler conservare per sempre il ricordo di questa giornata.
Ogni viaggio ha una partenza ma i veri incontri non hanno mai una fine.

Bastia
Dopo il viaggio tra le montagne, arriviamo a Bastia, Isabelle e Laurent ci guidano con entusiasmo attraverso le sue strade, conducendoci nel cuore storico della cittadella.
«Questa è la città originale?» chiede Veronika, osservando le antiche mura che ci circondano.
Isabelle annuisce. «Sì, la cittadella è rimasta quasi intatta. Fu fondata nel 1380 dal governatore genovese Leonello Lomellini e domina ancora il Vecchio Porto. È un luogo ricco di storia e offre una vista spettacolare sul mare.»
Ci fermiamo un attimo per osservare la città dall’alto, con il mare che si estende fino all’orizzonte. Le facciate color pastello e le chiese barocche si alternano alle torri di difesa, testimoni delle epoche turbolente vissute da Bastia.
Le città di mare hanno il cuore diviso tra la terra e l’orizzonte. Bastia è una di quelle che raccontano il mare con ogni sua pietra.

Isabelle ci guida fino alla Piazza Saint-Nicolas, una delle più grandi d’Europa, affacciata sul mare. «Questa piazza è il cuore pulsante della città. Qui si tengono mercati, eventi e concerti. È il luogo dove i bastiacci si incontrano per bere un caffè, discutere di politica o semplicemente godersi la vita.»
Laurent ci indica la statua al centro della piazza. «Quello è Napoleone Bonaparte, raffigurato in abiti da console romano. La Corsica non dimentica i suoi figli più illustri, anche se il suo rapporto con l’isola è sempre stato… complicato.»
Veronika lo osserva con interesse. «È curioso come la Corsica celebri Napoleone nonostante il suo legame con la Francia.»
Isabelle sorride. «Napoleone non dimenticò mai di essere nato qui.»

Proseguendo la passeggiata, Isabelle ci indica un angolo della piazza. «Vedete quel caffè laggiù? È uno dei più antichi della Corsica. Si dice che molti artisti e scrittori abbiano trovato ispirazione seduti a quei tavoli.»
Ci fermiamo un momento per assaporare l’atmosfera, osservando la gente che si muove con la tipica calma isolana. Il tempo sembra scorrere più lentamente qui, come se ogni cosa fosse impregnata della storia che l’ha preceduta.
Scendiamo verso il Porto Vecchio, un angolo pittoresco della città, con le sue barche ormeggiate e le facciate color pastello che si specchiano nell’acqua. Laurent si ferma un attimo, osservando il porto con nostalgia.
«Un tempo questo era il cuore commerciale della città» racconta. «Qui attraccavano le navi cariche di merci e i magazzini lungo la riva erano sempre pieni di attività.»
Veronika guarda le barche con occhi curiosi. «E oggi?»
Laurent sorride. «Ora è un luogo di passeggio ma al mattino presto puoi ancora trovare i pescatori che portano il pesce fresco al mercato.»

Isabelle ci porta verso una bottega con un’insegna dipinta a mano. «Qui troverete i veri sapori della Corsica. Miele di castagno, salumi corsi, formaggi di capra e pecora, e soprattutto il liquore di mirto. Il mirto è una pianta tipica della Corsica e dalle sue bacche si ricava un liquore dolce e aromatico.»
«Questo è il brocciu, il formaggio più famoso della Corsica,» spiega, prendendo un piccolo pezzo e porgendolo a Veronika. «Si può mangiare fresco o stagionato e noi lo usiamo in tantissime ricette.»
Assaggiamo il brocciu, sorpresi dal suo sapore morbido e leggermente dolce. Skippy, incuriosita, solleva le orecchie e punta il musetto verso il piatto. Isabelle ride e ne spezza un pezzetto più piccolo. «Vuoi provare anche tu, piccola esploratrice?»
Skippy prende con delicatezza il boccone e, dopo un attimo di esitazione, spalanca gli occhi e muove la coda con entusiasmo, leccandosi il musetto soddisfatta. Veronika ride divertita. «Credo che abbiamo trovato un’altra specialità che le piace!»
Laurent aggiunge con un sorriso. «Se potesse, credo che farebbe scorta per tutto il viaggio.»
Ridendo continuiamo la nostra esplorazione, Isabelle ci parla di un dettaglio spesso trascurato dai turisti. «Bastia è piena di passaggi segreti. Sotto la Cittadella di Bastia, ad esempio, esistono ancora alcuni tunnel che venivano usati per fuggire in caso di assedio. Alcuni dicono che ci siano ancora stanze nascoste che nessuno ha mai esplorato del tutto.»
«Davvero?» chiedo incuriosito.
Lei annuisce. «Non sono aperti al pubblico ma alcuni vecchi abitanti di Bastia giurano che esistano ancora dei varchi nascosti, magari sigillati con il tempo. Sono frammenti di storia che resistono.»
Arriviamo alla Cattedrale di San Giovanni Battista, il più grande edificio religioso della Corsica. Le sue torri gemelle si ergono maestose contro il cielo.
«I genovesi la costruirono nel XVII secolo» spiega Laurent. «Era un simbolo della loro potenza e della loro fede.»
Entriamo per un momento nella penombra fresca della cattedrale. Veronika si avvicina alla navata centrale e osserva gli affreschi. «È stupenda e trasmette storia ovunque.»
«Ogni pietra di Bastia racconta una storia. Basta saperla ascoltare.» aggiunge Isabelle.
Mentre il sole comincia a calare, torniamo alla Piazza Saint-Nicolas. Isabelle si ferma un attimo e ci guarda con un sorriso malinconico. «È stato un piacere condividere tutto questo con voi. Spero che portiate un po’ di Bastia nei vostri cuori.»
E mentre ci prepariamo a ripartire, sappiamo che un pezzo di questa città e delle persone che ci hanno accolto resterà con noi.

Preparativi in Pista
Ci accompagnano in aeroporto e riusciamo a farli venire con noi in piazzola. Iniziamo i preparativi pre-volo. Laurent, curioso, si avvicina mentre sto verificando le superfici di controllo del velivolo.
«Camillo ma tu controlli tutto ogni volta che voli?» chiede osservando con attenzione.
«Assolutamente sì» rispondo con un sorriso. «La sicurezza è fondamentale. Ogni parte dell’aereo deve essere in perfette condizioni prima di decollare.»
Gli indico l’elica mentre spiego: «Controllo che non ci siano crepe o segni di usura, proprio come faresti con le ruote di un’auto. Poi passo al carburante verificando il livello nei serbatoi e testando che non ci siano contaminazioni, come acqua.» Gli mostro il contenitore usato per l’analisi.
Laurent annuisce impressionato. «Non avevo idea che ci fosse così tanta preparazione dietro.»
Gli spiego anche il controllo delle superfici di controllo come i flap e gli alettoni. «Devono muoversi liberamente senza attriti. È come assicurarsi che il volante dell’auto funzioni perfettamente.»
Proprio mentre sto per concludere l’ultima verifica, Veronika nota qualcosa di strano sotto l’ala. «Cami, c’è qualcosa di strano qui.»
Mi avvicino e mi accovaccio, osservando meglio. Tra la base dell’ala e il carrello è rimasto incastrato un piccolo rametto, probabilmente raccolto durante il rullaggio di ieri.
«Niente di grave» dico, sfilandolo con attenzione. «Ma non è mai una buona idea lasciare corpi estranei vicino ai comandi.»
Laurent osserva con interesse. «Quindi basta anche una piccola cosa così per creare un problema?»
«Dipende da dove si trova. Una foglia sul parabrezza non è un problema ma qualcosa che blocca i movimenti delle superfici di controllo potrebbe esserlo.» Mi assicuro che tutto sia libero e faccio un’ultima verifica. «Ora è tutto a posto.»
Laurent ride. «Quindi sei pilota, meccanico e ingegnere in uno?»
«Esatto» scherzo. «Ma è una responsabilità che prendo seriamente. Quando siamo in aria non c’è una piazzola per fermarsi in caso di problemi.»
Veronika si avvicina con un sorriso. «Tutto pronto?» chiede.
Annuisco chiudendo il serbatoio e raccogliendo gli strumenti. «Sì, siamo pronti al decollo.»
Laurent ci stringe la mano. «Camillo è stato affascinante vedere tutto questo da vicino. Ora capisco meglio cosa significhi essere pilota. Buon volo e grazie di tutto!»
Ci abbracciamo calorosamente, poi Isabelle e Laurent si allontanano mentre il personale di terra li accompagna verso l’uscita.
Veronika, con la cuffia già indossata, comunica con la torre per l’autorizzazione ad avviare il motore. Li osserva mentre si allontanano, poi, quasi tra sé e sé, mormora: «Sono stati davvero accoglienti.»
Li seguo con lo sguardo un ultimo istante, poi rispondo piano, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte: «L’ospitalità corsa ti avvolge come il vento sulle sue montagne: autentica, intensa, impossibile da dimenticare.»
L’autorizzazione arriva, avvio il motore siamo pronti al rullaggio.
Ogni volo inizia a terra. Ogni partenza è un nuovo inizio