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01 – Volo Bologna Firenze

Decollo da Ozzano

Siamo sulla pista dell’aviosuperficie di Ozzano, un piccolo aeroporto a pochi chilometri da Bologna, nel cuore dell’Italia settentrionale. L’aria del mattino è fresca e carica di promesse. Il sole illumina il Cessna 172, il suo profilo bianco e blu brilla come un invito al viaggio. Dentro di me, però, l’inquietudine del primo volo non mi abbandona: checklist, carburante, strumenti… tutto sembra in ordine, eppure controllo ancora una volta. È la nostra prima vera tappa, il primo momento in cui questo viaggio diventa realtà, non solo un’idea.

Veronika è sul lato sinistro dell’aereo, vicino al portello di carico, intenta a sistemare le borse con la sua solita precisione. Io sono appena fuori dal velivolo, eseguendo gli ultimi controlli pre-volo mentre Skippy, impaziente, è già nella cabina di pilotaggio.

In piedi sul sedile del copilota, le cuffie troppo grandi per lei, osserva il pannello strumenti con lo sguardo concentrato di chi si sente parte dell’equipaggio. Da giorni ha assorbito ogni informazione possibile sui voli e su questo specifico velivolo. Ora si muove con sicurezza tra i comandi, annuendo come se sapesse esattamente cosa fare.

Mi punta una zampetta contro, poi indica il serbatoio carburante con fare interrogativo.

“Controllato e confermato, Skippy!” rispondo con un sorriso.

Lei sembra soddisfatta della risposta e torna con lo sguardo fisso sul cruscotto. Poi, con grande serietà, alza una zampa e la punta verso uno dei pulsanti del Garmin 1000.

“No, no, no… quello no!” esclamo ma è troppo tardi.

Click.

Un istante dopo la cabina viene invasa da un suono acuto e penetrante. Il computer di bordo ha attivato un allarme di avviso, impostato al massimo volume, trasformando il silenzio mattutino in una sirena assordante.

Veronika sobbalza e si copre le orecchie con un gesto istintivo. Dall’esterno della cabina faccio segno di spegnerlo.

Skippy, colta di sorpresa, agita le zampe nel tentativo di rimediare ma, nel panico, preme un altro pulsante facendo apparire a schermo una schermata di diagnostica incomprensibile.

Scoppiamo tutti a ridere, Skippy compresa. Poi, con un finto broncio, si lascia cadere sulla poltrona da copilota e si volta di lato incrociando le braccia in un gesto teatrale.

“Grazie Skippy, il tuo contributo alla sicurezza del volo è inestimabile!” esclamo con un sorriso mentre ripristino la configurazione originale dell’aereo e disattivo l’allarme.

Con questo allegro siparietto la tensione si è sciolta del tutto. La sua spontaneità e il suo entusiasmo hanno involontariamente spezzato le nostre paure.

Ultimati i controlli e i preparativi saliamo, finalmente, tutti a bordo. Avvio il motore. Do un’ultima occhiata agli strumenti e spingo in avanti la leva del gas. Il motore ruggisce con una potenza che risuona nel petto. Acceleriamo veloci sulla pista, poi il momento magico: il carrello si stacca da terra. Per un istante sembra che il tempo si fermi. Siamo sospesi tra terra e cielo.

Allungo una mano verso Veronika che la stringe forte. Nei suoi occhi vedo la stessa emozione che sento dentro di me. È il nostro primo volo insieme, un momento che non dimenticheremo mai.

All’orizzonte Bologna si svela lentamente. I tetti rossi si mescolano al verde delle colline.

“È come aprire il primo capitolo di un libro ancora tutto da scrivere.”

Veronika pronta al primo decollo (foto da Flight Simulator 2024)

Oltre le torri: Bologna vista dal cielo

Sorvoliamo Bologna, una città che conosciamo a memoria ma che dall’alto sembra quasi nuova. Le strade, i palazzi, i vicoli stretti si trasformano in un intreccio perfetto, un mosaico di storia e modernità che da quassù assume contorni diversi.

Veronika indica la torre sottile che svetta nel cuore della città. “La Torre degli Asinelli!” esclama.

Skippy ci osserva con attenzione e mi viene spontaneo raccontarle. “Sai Skippy, nel XII secolo Bologna aveva più di cento torri. Ogni famiglia nobile costruiva la propria per mostrare il suo potere. Ora ne restano poche ma ognuna ha una storia unica. Quella indicata da Veronika è la più alta delle Due Torri simbolo della città. La Garisenda, più bassa e più inclinata, è ancora nascosta da questa angolazione.”

“L’anno scorso avevamo scoperto, con quella guida mentre salivamo sulla Torre degli Asinelli, che molte sono crollate o sono state demolite.” aggiunge ricordando Veronika.

“Sì, la Torre degli Asinelli però ha resistito. È stata prigione, magazzino e addirittura osservatorio. E la Garisenda? Persino Dante l’ha citata nella ‘Divina Commedia’.”

Skippy, avvistata la Garisenda, con una buffa teatralità si inclina di lato imitandone la pendenza e strappandoci una risata.

Una leggera virata ci porta a sorvolare ora Piazza Maggiore. “Là c’è la Basilica di San Petronio” mormoro, lasciando che lo sguardo si posi sulla sua imponente struttura mentre mantengo l’assetto. “Peccato abbiano fermato i lavori… Papa Pio IV bloccò tutto nel 1560 per paura che oscurasse la grandezza di San Pietro a Roma. Chissà quanto sarebbe stata straordinaria se l’avessero completata.”

Mi lascio avvolgere dal silenzio mentre la sua bellezza incompiuta racconta una storia di ambizione e sfide mai concluse. Poi aggiungo con un sorriso:

“Skippy ti racconto anche questa curiosità. All’interno della Basilica c’è una meridiana straordinaria. Un piccolo foro nella volta, a circa 27 metri d’altezza, lascia entrare un raggio di sole che, a mezzogiorno, proietta un punto luminoso sul pavimento. Questo punto, nei vari giorni dell’anno, si sposta lungo una linea di bronzo incastonata nel pavimento, indicando l’ora solare locale e permettendo di determinare anche la data. Con i suoi 67 metri è una delle meridiane più lunghe del mondo.”

Skippy sembra affascinata mentre osserva la città che continua a scorrere sotto di noi.

Piazza Maggiore con la Basilica di San Petronio (foto da Flight Simulator 2024)

La lunga virata ci ha portato ora sopra un’altra piazza. “Guarda, Vero: Piazza Santo Stefano” dico con un sorriso. “Per me resta sempre la piazza più bella di Bologna, quella dove ho maggiori ricordi.”

“Quella con le Sette Chiese?” chiede lei, incantata dal suo disegno unico visibile dall’alto.

“Proprio così” rispondo, indicando la geometria delle strutture che si intersecano. “È uno dei luoghi più affascinanti della città. Da terra è raccolta, quasi nascosta tra i palazzi, ma dall’alto si apre in tutta la sua armonia, come se fosse stata progettata per essere ammirata da qui.”

“Non sono davvero sette le chiese, giusto?” domanda Veronika, osservando il complesso.

“Esatto. Oggi sono quattro chiese collegate tra loro ma un tempo erano di più. Hanno attraversato secoli di trasformazioni eppure il fascino di questa piazza è rimasto intatto.”

Ci troviamo ad effettuare un ultimo passaggio sopra le Due Torri, lasciando che il cuore di Bologna si fissi nella nostra memoria. Da quassù tutto sembra diverso, quasi immobile, ma sappiamo che sotto di noi la città continua a vivere, a raccontare storie.

Scambio uno sguardo con Veronika e so che stiamo pensando la stessa cosa: ogni volo ci cambierà in modi che ancora non possiamo immaginare. Poi dirigo il Cessna verso il nostro prossimo obiettivo: il Santuario di San Luca.

“Bologna vista dall’alto è un intreccio di storia e modernità, dove le torri medievali incontrano le piazze rinascimentali, raccontando il passato di una città unica.”

Piazza Santo Stefano vista dall’alto (Foto da Flight Simulator 2024)

Il Santuario di San Luca e la metafora del viaggio

I Colli Bolognesi si avvicinano. Tra i profili morbidi delle colline si scorge subito la sagoma familiare del Santuario di San Luca, posato sulla cima come a vigilare sempre su Bologna e i suoi abitanti.

Veronika si sporge leggermente verso il finestrino. “Non importa quante volte lo veda, mi emoziona sempre” mormora.

Indicando il lungo serpente di arcate che si snoda fino alla sommità del colle, le chiedo: “Hai mai notato che sono 666 arcate? È il portico più lungo del mondo.”

Veronika alza un sopracciglio, incuriosita. “666? Non lo sapevo. È un numero un po’ strano per un’opera religiosa, non trovi?”

Accenno una risata. “Lo è. Alcuni dicono che il numero rappresenti il serpente, simbolo del male, mentre il portico simboleggia la sua sconfitta, con ogni arcata come un passo verso la protezione della Madonna di San Luca.”

“Interessante, non me lo avevi mai detto” commenta Veronika. “Beh, devo dire che hanno scelto un bel modo per trasmettere il messaggio.”

“Da quassù sembra quasi piccolo” osserva Veronika. “Eppure, quando sei lì sotto, ogni metro pesa sulle gambe. È la perfetta metafora del viaggio: da lontano tutto sembra semplice ma quando sei nel mezzo del cammino l’unica scelta è continuare a salire. E poi, quando finalmente arrivi in cima, capisci che ogni passo ne è valso la pena.”

Volteggiamo ancora un paio di volte sopra il Santuario, ammirandolo da questa prospettiva inedita. Poi, mentre ci allontaniamo, lascio che l’immagine del portico si imprima nella mente: una lunga salita che conduce a qualcosa di più grande.

“Il portico di San Luca è la perfetta metafora del viaggio: un percorso lungo e faticoso ma con una vista che ripaga ogni sforzo.”

San Luca vista dall’alto (foto da Flight Simulator 2024)

Attraversando gli Appennini: tra memoria e silenzi

Lasciato alle spalle il Colle della Guardia, che ospita il Santuario di San Luca, ci addentriamo nel cuore degli Appennini Tosco-Emiliani.

“È incredibile quanto cambi il paesaggio in così pochi chilometri” osserva Veronika, seguendo con lo sguardo le creste montuose.

“Questi monti non sono solo belli” dico, lasciando che lo sguardo scivoli sulle vallate sotto di noi. “Qui passava la Linea Gotica.”

Veronika mi lancia un’occhiata curiosa. “Linea Gotica?”

“Una barriera difensiva costruita dai tedeschi per fermare l’avanzata degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Prima di conoscerti ho esplorato questa zona con un gruppo. C’erano ancora bunker e trincee scavate nella roccia. La guida raccontò storie di uomini in fuga, di resistenza e disperazione.”

Le mie parole restano sospese nell’aria. Veronika guarda il paesaggio con occhi diversi mentre continuo, quasi parlando a me stesso. “Fa impressione pensare che questi sentieri, oggi così quieti, abbiano conosciuto il terrore. Qui riecheggiavano spari, ordini gridati, passi spezzati dalla paura. Dopo la guerra si diceva ‘mai più’ eppure continuiamo a riempire il mondo di confini tracciati col fuoco. Popoli fratelli si combattono, la storia si ripete, e noi? Abbiamo davvero imparato qualcosa o stiamo solo dimenticando più in fretta?”

Dietro di noi, Skippy abbassa le orecchie, come se quelle parole fossero troppo pesanti da portare. Veronika le sfiora appena, un gesto silenzioso di conforto.

Il motore ronza lieve, unico suono in questa distesa di memorie taciute. Sorvoliamo queste montagne e lasciamo che parlino loro. Non serve altro.

“Sorvolare gli Appennini significa anche attraversare la storia: ogni valle custodisce memoria e sacrificio, tra il silenzio della natura e le cicatrici del passato.”

Il lago di Bilancino in lontananza (foto da Flight Simulator 2024)

Mugello e Scarperia: velocità, tradizioni e ricordi

Arriviamo alle colline del Mugello quando, oltre una cresta, si rivela un’ampia distesa d’acqua che scintilla sotto il sole del mattino. “Guarda lì Skippy” dico, indicandola con un cenno. “Quello è il Lago di Bilancino.”

“Non l’avevo mai visto da questa prospettiva!” commenta Veronika, con leggero stupore. “È davvero grande!”

Skippy fissa l’acqua scintillante e mi viene da raccontarle una curiosità: “Sai Skippy, questo lago non è solo bello: è stato costruito negli anni ’90 per proteggere Firenze dalle alluvioni dell’Arno e per garantire l’acqua alla zona. Oggi, però, è anche un luogo di relax. Ci si può fare windsurf, canoa e in estate diventa una meta turistica molto amata offrendo una spiaggia attrezzata a pochi passi dalla città. Anche noi ci siamo venuti spesso con moto e tenda.”

Skippy si illumina per un istante, poi si accascia con una smorfia esagerata, come se solo l’idea di pagaiare fosse una fatica immensa.

Sorvolata l’ultima vetta appare un lungo serpente d’asfalto, perfettamente incastonato nel paesaggio. “Guarda lì” dico, indicando il Circuito del Mugello. “Uno dei tracciati più spettacolari al mondo.”

Veronika con tono scherzoso commenta: “Sembra una pista giocattolo, non ti pare?”

“E invece è il sogno di ogni pilota” rispondo. “Se non sbaglio è di proprietà della Ferrari, qui si svolgono gare importantissime dalla MotoGP ai test di Formula 1.”

Sorvoliamo il circuito e in un attimo siamo sopra Scarperia, un borgo medievale dominato da un edificio imponente.

“Quello è il Palazzo dei Vicari” spiego a Skippy. “Un gioiello del XIV secolo, il simbolo di Scarperia.”

Veronika si sporge per ammirarlo. “E poi ci sono i coltelli, giusto? Mi ricordo la nostra visita a quell’officina artigianale. Ogni pezzo era un’opera d’arte.”

“Proprio così” confermo. “Scarperia è rinomata in tutto il mondo per la produzione di coltelli artigianali. Una tradizione che risale al 1400 e che continua ancora oggi.”

Poco dopo siamo a ridosso del Lago di Bilancino, che continua a risplendere sotto il sole. L’acqua calma riflette il cielo e per un momento lasciamo che il silenzio parli.

“Il Circuito del Mugello racconta storie velocità, coraggio e follia”

Lago di Bilancino (foto da Flight Simulator 2024)

Fiesole: la madre di Firenze

Stiamo sorvolando ora le colline che conducono a Fiesole lasciandoci alle spalle il Lago di Bilancino. L’aria è calma e persino Skippy, di solito irrequieta, osserva tutto con la sua curiosità attenta, seguendo con lo sguardo i dolci rilievi che si susseguono sotto di noi.

“Ci stiamo avvicinando?” chiede Veronika, sporgendosi leggermente verso il finestrino in cerca di qualcosa.

Fiesole? Dovrebbe essere laggiù da qualche parte” rispondo, indicando un punto tra le colline. “Ma, a essere sincero, non so molto su Fiesole oltre al fatto che dovrebbe essere più antica di Firenze.”

Veronika annuisce e si allunga verso il sedile posteriore afferrando la piccola guida della Toscana che abbiamo portato con noi. La sfoglia rapidamente, cercando con le dita la pagina giusta.

Fiesole… aspetta un attimo… eccola!” esclama finalmente con un sorriso soddisfatto. “Dice che è una delle città più antiche della Toscana, fondata dagli Etruschi molto prima di Firenze. Poi è diventata importante sotto i Romani che ci hanno costruito un teatro, mura e templi.”

“E quindi possiamo dire che senza Fiesole, probabilmente, non ci sarebbe stata Firenze” commento mentre il borgo inizia a delinearsi davanti a noi.

“Esatto!” conferma Veronika. “Infatti sembra che per un periodo Firenze fosse addirittura sotto il controllo di Fiesole, finché non l’ha superata in importanza. E guarda qua: dice che c’è un Teatro Romano ancora ben conservato!”

Skippy, con l’entusiasmo di chi ha appena risolto un enigma, spalanca gli occhi, sbatte una zampetta contro il finestrino e indica freneticamente qualcosa in basso, come a dire: Eccolo, eccolo! Guardate lì!

Ridiamo entrambi. “Credo che abbia trovato il Teatro prima di noi” dico scherzando.

Sorvoliamo il borgo osservando la linea delle mura etrusche che ancora oggi lo abbracciano, poi punto il muso dell’aereo verso Firenze.

“Fiesole, più antica di Firenze, custodisce le sue radici etrusche e romane ricordando a ogni visitatore che la storia di una città inizia sempre da lontano.”

Sorvolo di Fiesole (foto da Flight Simulator 2024)

Firenze: tra arte e storia

Firenze si apre davanti a noi, rivelando il suo profilo unico e inconfondibile. Il Duomo, il Campanile di Giotto e il Battistero di San Giovanni spiccano e sembrano dipinti su una tela perfetta, incorniciati dall’Arno che brilla sotto il sole mattutino.

Restiamo in silenzio per un momento, rapiti dalla vista.

Mentre ci avviciniamo alla Cupola del Brunelleschi il mio sguardo rimane fisso su quella meraviglia architettonica. “È il capolavoro di Filippo Brunelleschi” inizio a dire ma Veronika, con la guida ancora aperta in mano, mi interrompe.

“Lo so!” esclama con entusiasmo, sfogliando rapidamente le pagine. “La costruì nel XV secolo ed è ancora oggi la più grande cupola in muratura mai realizzata. Dice qui che per costruirla Brunelleschi ideò tecniche completamente nuove, come il sistema a doppia calotta per ridurre il peso.”

Mi volto verso di lei, imbronciato. “Sembra che la guida sia più informata di me” dico scherzando.

Veronika sorride e continua a leggere, il tono di voce carico di ammirazione. “Nessuno, all’epoca, pensava fosse possibile costruire una cupola così grande. Brunelleschi aveva davvero un genio fuori dal comune.”

“Non si può non essere d’accordo” le rispondo, lasciando che lo sguardo torni sulla cupola che sembra dominare l’intero panorama. “Vederla da qui, così imponente, dà ancora più senso a tutto il lavoro che ha fatto.”

Poco più avanti un intreccio di casette arroccate su un ponte attira l’attenzione di Veronika.

“Guarda, il Ponte Vecchio!”

Non posso fare a meno di sorridere. “Questa la so!” esclamo, fingendo un’aria esperta. “Quello è il Ponte Vecchio, uno dei simboli di Firenze. Fu costruito nel XIV secolo ed è famoso per le botteghe di orafi e gioiellieri che si affacciano sul fiume. E conosco anche una curiosità. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu l’unico ponte di Firenze a non essere distrutto dai tedeschi. Pare che sia stato Hitler stesso a ordinare di risparmiarlo.”

Veronika guardando fuori dal finestrino esclama: “Mamma mia quanta gente! Sembra impossibile camminarci sopra.”

“Non è una sorpresa” rispondo. “È uno dei luoghi più iconici della città, sempre pieno di turisti e artisti di strada.”

“Ora guarda là” dico, inclinando leggermente l’aereo per un passaggio più ampio sopra il centro. “Quella è Piazza della Signoria, il cuore politico di Firenze fin dai tempi della Repubblica. Il Palazzo Vecchio, con la sua torre, ha visto secoli di storia, intrighi e grandi decisioni.”

“Bellissima” osserva Veronika.

“Là in fondo invece c’è Santa Croce” aggiungo, indicando la grande basilica. “Ospita le tombe di alcuni dei più grandi italiani di sempre: Michelangelo, Galileo, Machiavelli. È un vero pantheon laico.”

Continuo la virata e rallento ulteriormente per goderci ancora qualche istante di Firenze dall’alto mentre ci avviciniamo all’Aeroporto di Peretola. “Firenze ha sempre qualcosa che ti cattura” dico. “Nonostante l’abbia vista così tante volte è una città che non finisce mai di stupirmi.”

“Sorvolare Firenze è come sfogliare un libro di storia e arte: ogni cupola, torre e piazza racconta secoli di genialità e bellezza.”

Duomo di Firenze (foto da Flight Simulator 2024)

Atterraggio e preparativi

Riduco gradualmente la velocità, lasciando che l’aereo scivoli dolcemente verso la pista. Un attimo di sospensione, poi il suono familiare del carrello che aderisce all’asfalto. Il motore ruggisce appena quando le ruote toccano terra con un leggero sobbalzo. La prima tappa del nostro viaggio è ufficialmente conclusa.

Mentre rulliamo verso la piazzola di sosta, lancio un’occhiata a Veronika: ha un sorriso soddisfatto. “Primo volo perfetto” commenta. “Siamo ufficialmente in viaggio.”

“E adesso tocca alla parte più noiosa” aggiungo scherzando mentre scendiamo per iniziare le operazioni di messa in sicurezza del Cessna 172.

Ci muoviamo con la naturalezza di chi ha già ripetuto questi gesti molte volte. Veronika e io sistemiamo le coperture mentre, con mia sorpresa, Skippy si dà subito da fare afferrando con le zampe i cunei e spingendoli sotto le ruote con espressione concentrata.

“Ma guarda chi sta prendendo il suo ruolo sul serio” esclamo, osservandola con un sorriso. “Forse abbiamo trovato una perfetta addetta alla sicurezza!”

Skippy inclina il muso con aria compiaciuta, poi si batte le zampe sul petto con fierezza, facendo scivolare leggermente gli occhialoni da pilota che tiene sempre poggiati sulla testa. Veronika ride mentre lei si affretta a sistemarseli come se nulla fosse successo.

Mi sorprendo a pensare a quanto sembriamo già una squadra affiatata. È solo la prima tappa eppure ognuno di noi sta già trovando il proprio posto, come se tutto fosse perfettamente sincronizzato. Mi scappa un sorriso: è un bel modo di iniziare questa avventura.

Finito tutto mi asciugo la fronte con il dorso della mano e guardo Veronika. “Tutto pronto!” annuncio con entusiasmo. “Andiamo, Firenze ci aspetta.”

“Il primo volo è concluso ma ogni atterraggio è solo l’inizio di una nuova avventura.”