07 – Diario di Volo Elba Bastia Corsica
Un Risveglio Tardivo e una Sorpresa Inaspettata
l sole filtra già deciso attraverso le tende quando apriamo gli occhi. Le ore piccole trascorse alla Fortezza Falcone si fanno sentire, lasciandoci addosso una piacevole stanchezza. Ci scambiamo uno sguardo assonnato, poi ci affrettiamo: una colazione veloce, gli ultimi controlli e via a raccogliere i bagagli. L’appartamento di Procchio si svuota in pochi minuti ma il ritardo sulla tabella di marcia è ormai inevitabile. Poco male: anche se il nostro piano era di partire al mattino, decollare dopo pranzo ci consentirà comunque di raggiungere la Corsica nel primo pomeriggio.
All’aeroporto di Marina di Campo ci dividiamo i compiti per guadagnare tempo. Io mi occupo della riconsegna dell’auto a noleggio, mentre Veronika e Skippy si dirigono verso la piazzola per controllare il Cessna e iniziare i preparativi. Ognuno sa già cosa fare e il meccanismo ormai rodato del nostro team entra in azione senza bisogno di parole.
Mentre attraverso la hall dell’aeroporto, noto un capannello di persone raccolte attorno al banco informazioni. Le voci concitate e i volti tesi raccontano una storia di disagi e ritardi. Istintivamente, il mio sguardo vaga tra la folla e si posa su due figure familiari: la signora e la giovane nipote con cui abbiamo condiviso la cena alla Fortezza Falcone. Un incontro inatteso che, ne sono certo, porta con sé qualcosa di inaspettato.
È Amandine a notarmi per prima. I suoi occhi si accendono di sollievo e il suo saluto squillante squarcia l’aria carica di tensione.
«Camillo!»
Le sorrido avvicinandomi. «Amandine! Che sorpresa! Tutto bene?»
La sua espressione si spegne all’istante. Scuote la testa, poi si gira verso la zia in cerca di risposte. La donna alza lo sguardo su di me e accenna un sorriso forzato ma nei suoi occhi leggo stanchezza e preoccupazione.
«Non proprio» sospira. «Dovevamo partire stamattina presto ma il nostro charter ha un guasto serio. Dopo ore di attesa ci hanno appena informati che oggi non volerà affatto.»
La sua voce vacilla mentre aggiunge, con un filo di amarezza: «Oggi è il compleanno di mia figlia. Dovevamo essere a casa per pranzo, preparare la festa… e invece ora non so nemmeno se riusciremo ad arrivare in tempo.»
C’è qualcosa di amaro nella rassegnazione della signora, come se ormai avesse accettato l’inevitabile. I suoi occhi si posano per un attimo su Amandine, che gioca nervosamente con la cinghia dello zaino, lo sguardo perso nel vuoto.
«Dove dovete arrivare esattamente?» chiedo.
Lei alza appena le spalle, cercando di tenere a bada l’emozione. «Ovunque in Corsica» risponde con una speranza sottile nella voce. «Mio marito può venirci a prendere.»
Un sorriso mi si allarga sul viso. «Allora oggi è il vostro giorno fortunato. Anche noi stiamo andando in Corsica e abbiamo due posti liberi sul nostro Cessna. Se i vostri bagagli non sono troppi, potete venire con noi.»
Per un attimo la donna mi fissa, incredula. Poi la sua espressione si trasforma. Le labbra si schiudono in un sorriso, gli occhi si illuminano e, senza pensarci, mi stringe in un abbraccio spontaneo.
«Non ci posso credere. È incredibile. Non so davvero come ringraziarvi!»
Amandine, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, esplode di gioia. «Possiamo davvero venire con voi? È fantastico!»
Rido, contagiato dal suo entusiasmo. «Certo! Dobbiamo solo assicurarci di arrivare in tempo per la festa.»
Attraversiamo insieme i controlli per i voli privati e ci dirigiamo verso la piazzola, mentre il sole riflette sull’asfalto caldo dell’aeroporto. In lontananza scorgo Veronika che alza lo sguardo nella nostra direzione, incuriosita. La sua espressione si fa interrogativa non appena nota le due nuove compagne di viaggio al mio fianco.
Anche Skippy, sempre vigile, percepisce qualcosa. Con un balzo si volta di scatto, le orecchie tese, poi riconosce Amandine e parte in corsa. La piccola fennec le salta letteralmente in braccio, facendola ridere di sorpresa mentre si stringono in un abbraccio spontaneo.
Veronika mi fissa con un sopracciglio sollevato, pronta a chiedere spiegazioni. Sorrido, già pregustando la sua reazione. A volte i piani cambiano all’improvviso e questa giornata sembra destinata a prendere una piega più interessante del previsto.
Mentre ci fermiamo accanto al Cessna, spiego rapidamente a Veronika la situazione. Ascolta con attenzione, poi un sorriso le illumina il volto.
«Che bello, è la prima volta che voliamo con dei passeggeri!» commenta, gettando uno sguardo complice alla signora. «Mi piace questa novità.»
C’è un entusiasmo sincero nella sua voce, la stessa energia che trasforma ogni imprevisto in un’occasione da cogliere. La signora annuisce, ancora incredula per l’inaspettato cambio di programma. Amandine, invece, è già rapita dalla vista dell’aereo, pronta a vivere l’avventura.
Mentre io e Veronika completiamo l’inserimento del piano di volo e gli ultimi controlli pre-partenza, Skippy si è già presa un ruolo da perfetta padrona di casa. Con un’energia contagiosa, trotterella intorno al Cessna, mostrando ad Amandine ogni dettaglio come se fosse un aereo di sua proprietà.
Lancia un’occhiata alla ragazzina, poi si mette in posa accanto all’elica, aspettandosi chiaramente un’ammirazione adeguata. Amandine ride, accarezzandola sulla testa. «È proprio un piccolo comandante, vero?»
Veronika, senza distogliere lo sguardo dal tablet di bordo, sorride. «Oh sì e prende il suo ruolo molto sul serio.»
Mentre Veronika termina gli ultimi controlli, apro la mappa di navigazione sul tablet e la mostro alla signora. «Ecco il nostro itinerario: partiremo sorvolando l’isola di Capraia, poi ci avvicineremo alla costa settentrionale della Corsica e atterreremo a Bastia-Poretta. Che ne pensa? È un percorso comodo per voi?»
La donna studia la rotta con attenzione, poi annuisce soddisfatta. «Perfetto, anzi, sarà interessante. Non ho mai visto Capraia dall’alto in questo modo. Sarà un’esperienza speciale.»
Amandine, che fino a quel momento è rimasta concentrata su Skippy, si sporge a guardare la mappa. «Passiamo davvero sopra Capraia?»
Le sorrido. «Preparati sarà un bel panorama.»
L’idea di vedere il profilo della Corsica emergere lentamente dal mare mi affascina sempre: c’è qualcosa di magnetico nelle isole quando le osservi dal cielo, come se raccontassero storie antiche scolpite nelle loro coste frastagliate.

Sotto il cielo dell’Elba
La costa dell’Elba sfuma lentamente dietro di noi mentre il Cessna avanza deciso sopra il Mar Tirreno, puntando verso Capraia.
Amandine rimane per un attimo in silenzio, lasciandosi avvolgere dall’immensità del mare sotto di noi. Il suo entusiasmo di poco fa lascia spazio a una dolce riflessione, come se solo ora realizzasse appieno il privilegio di vedere la sua isola dall’alto.
«Vivere qui è speciale,» mormora, quasi tra sé e sé. «Ma vederla da quassù… è come riscoprirla con occhi nuovi. Non avevo mai realizzato quanto fosse davvero unica.»
Veronika le sorride, comprendendo perfettamente quella sensazione. «Sai, è una delle cose più belle del volare. Anche i posti che crediamo di conoscere bene, visti dall’alto, diventano nuovi. È come guardarli con una prospettiva completamente diversa.»
Amandine annuisce, mentre il suo sguardo si perde nel blu profondo del mare. Skippy, acciambellata tra le sue ginocchia, sembra percepire il cambio di atmosfera e si rannicchia ancora di più, quasi a volerle fare compagnia in quel momento di riflessione.
«Là davanti,» indico un punto lontano all’orizzonte, «si vede già Capraia.»
La sagoma dell’isola emerge dalle acque con le sue scogliere ripide e il profilo selvaggio, ancora più affascinante vista da questa prospettiva.
Veronika sfoglia la guida e legge ad alta voce. «Capraia è di origine vulcanica, molto diversa dall’Elba. La sua forma è stata modellata da eruzioni antiche, ed è per questo che le sue rocce hanno colori così particolari.»
Amandine la osserva con occhi nuovi. «Non ci ero mai stata… ma sembra così… solitaria.»
Annuisco. «Lo è. Ed è proprio questo il suo fascino. Un’isola quasi incontaminata, lontana dal turismo di massa, dove la natura detta ancora il ritmo della vita.»
Il Cessna prosegue sulla rotta, lasciandoci il tempo di goderci la vista. Il mare che ci circonda sembra infinito, un tappeto blu che collega le isole in un abbraccio silenzioso.
Poi, oltre Capraia, la costa della Corsica inizia a farsi sempre più visibile. Il nostro viaggio verso l’isola di Napoleone sta per entrare nel vivo.
Un’isola va vista anche dall’alto: ogni baia, ogni scoglio raccontano prospettive diverse.

Verso Capraia
L’isola di Capraia appare e scompare davanti a noi in un gioco con le nubi. Quando usciamo dall’ultima nuvola la sua forma compatta e selvaggia contrasta con le onde che ne accarezzano le scogliere scure. Amandine non distoglie lo sguardo dal finestrino, rapita dallo spettacolo che si avvicina. Skippy, accoccolata sulle sue ginocchia, sembra condividere lo stesso incanto, le orecchie vigili, come se anche lei percepisse l’energia dell’isola.
«Capraia!» esclama Amandine, il viso illuminato dall’entusiasmo mentre indica l’isola che si fa sempre più vicina. «Ogni volta che ci vado è un’avventura. È così diversa dall’Elba… più piccola, più selvaggia. Sembra un altro mondo.»
Veronika le lancia uno sguardo curioso. «Cosa la rende così diversa?» chiede, inclinando leggermente la testa.
«Prima di tutto è un’isola vulcanica!» spiega Amandine, con l’aria di chi sta svelando un segreto affascinante. «Le sue scogliere sono nere, quasi minacciose, come se appartenessero a un’epoca lontanissima. Mio zio una volta mi ha portata a Cala Rossa… sembra un paesaggio marziano! È tutta roccia lavica, rossa e nera, solidificata dopo l’ultima eruzione.»
Dal sedile posteriore, la signora interviene con un sorriso complice. «Cala Rossa è uno dei luoghi più straordinari di Capraia. Si racconta che proprio lì sia avvenuta l’ultima eruzione, migliaia di anni fa. Le rocce sembrano ancora conservare il calore del fuoco che le ha generate.»
«E poi c’è il porto!» prosegue Amandine con entusiasmo. «È sempre pieno di barche di pescatori. Una volta un vecchio signore mi ha insegnato a pulire i calamari appena pescati… sembrava una cosa complicatissima ma lui lo faceva con una facilità incredibile!»
Veronika sorride. «Quindi è un’isola di pescatori?»
Amandine riflette un attimo. «Sì ma non solo. C’è anche una fortezza, il Forte di San Giorgio. È in cima al paese e da lassù puoi vedere tutto il mare!»
«E la gente com’è?» domando incuriosito.
La signora risponde prima della nipote. «Molto legata alla propria terra. Vivere su un’isola così significa essere abituati alla solitudine ma anche a una comunità forte e unita.»
Amandine annuisce. «La mia mamma dice sempre che è come vivere in una grande famiglia… solo un po’ isolata.»
Il Cessna continua a sorvolare l’isola, lasciando Capraia sempre più indietro. Davanti a noi, l’orizzonte si apre sulla Corsica, ancora avvolta da una leggera foschia. Amandine accarezza Skippy che si è sistemata comodamente sulle sue gambe.
«Non vedo l’ora di vedere anche la Corsica dall’alto» dice con un sorriso sognante. «Chissà come sarà diversa vista da qui…»
Veronika le lancia un’occhiata complice. «Non ci resta che scoprirlo insieme.»
Il motore ruggisce dolcemente, davanti a noi, un’altra terra, un’altra storia, un altro viaggio che sta per iniziare.
Ci sono luoghi dove la natura è ancora padrona, dove il mare e il vento hanno scritto la storia prima dell’uomo.

Corsica: Terra di Storie e Contrasti
Mentre ci avviciniamo alla Corsica, il profilo del promontorio settentrionale emerge dall’orizzonte. Veronika si sporge leggermente in avanti, osservando il paesaggio che prende forma sotto di noi. «Da qui sembra così aspra, quasi inaccessibile…» commenta con curiosità.
Dal sedile posteriore, la signora annuisce con un sorriso consapevole. «La Corsica è sempre stata un’isola di contrasti. Tra mare e montagna, tra chi voleva conquistarla e chi voleva difenderla. È una terra che non si è mai lasciata piegare del tutto.»
Amandine la guarda con occhi attenti. «Mamma dice sempre che avrebbe potuto essere italiana…»
La signora si sistema meglio sulla seduta. «E non ha tutti i torti. La Corsica è stata parte della Repubblica di Genova per secoli. Nel Settecento, però, quando Genova non riuscì più a mantenere il controllo, la vendette alla Francia. Fu annessa ufficialmente nel 1769, pochi mesi prima che nascesse Napoleone Bonaparte. Ironia della sorte, no?»
Veronika si volta sorpresa. «Ecco perché Napoleone era corso di nascita ma francese di fatto.»
«Esatto» conferma la signora. «E lui non dimenticò mai le sue origini. Parlava corso in famiglia ma si formò come francese. Per molti corsi, però, la loro identità è sempre rimasta qualcosa di distinto dalla Francia.»
Sorvoliamo la costa settentrionale, seguendo il profilo frastagliato dell’isola. Il mare si infrange contro le rocce scolpite dal vento e dall’acqua.
«E tutta questa natura selvaggia? È incredibile…» chiede Veronika osservando le montagne che si innalzano nell’entroterra.
La signora sorride. «La Corsica è chiamata l’isola della bellezza per una ragione. Ha una biodiversità straordinaria: boschi di castagni e querce, laghi nascosti tra le montagne, riserve naturali che proteggono animali rari. Qui il tempo sembra essersi fermato.»
Il nostro volo prosegue lungo la costa, ogni isola ha la sua anima ma poche hanno il carattere indomito che sembra mostrare la Corsica, sospesa tra mare e montagna, tra radici antiche e un’identità ancora in lotta con il tempo.
Ogni terra ha la sua storia ma poche hanno il carattere ribelle della Corsica, sospesa tra mare e montagne, tra passato e presente.

Bastia: Storia e Bellezza
«E quella città laggiù?» domando, indicando il profilo compatto di quella che sembra una cittadina più grande delle altre.
«Bastia,» risponde la signora con un tono che tradisce un legame profondo con quel luogo. «Un tempo era il cuore della Corsica genovese#Il_dominio_in_Corsica). La città è nata attorno alla sua fortezza, la bastiglia da cui prende il nome. Ma Bastia non è solo un porto: è memoria, orgoglio e tradizione.»
Sorvoliamo la costa, seguendo il profilo del Vieux Port, il vecchio porto.
«Quando ero bambina,» riprende la signora, «mia nonna mi portava al mercato di Saint-Nicolas. Mi diceva sempre: Per capire un popolo, devi guardare come mangia. Il mercato era un trionfo di profumi: il miele di castagno, la coppa affumicata, il formaggio brocciu ancora fresco…» Chiude per un attimo gli occhi, quasi assaporando quei ricordi.
Veronika sorride. «Skippy impazzirà con tutte queste nuove cose da assaggiare.»
La signora sorride. «Immagino di sì, non dimentichiamo il vino però. La Corsica ha vigneti tra i più antichi di Francia. Qui vicino si producono alcuni dei migliori vini corsi, come il Patrimonio, un vino che racchiude il carattere dell’isola: forte, deciso, con un’anima che non si piega.»
Sorvoliamo la Citadelle, il cuore antico di Bastia. Le mura sembrano scolpite dal vento e dal tempo, proteggendo i vicoli stretti e le chiese barocche nascoste tra le ombre.
«Vedete quella torre laggiù?» chiede la signora, indicando una costruzione di pietra affacciata sul mare. «È la Torre della Parata. Un tempo, queste torri erano le sentinelle dell’isola. I genovesi le costruirono per avvistare i pirati barbareschi che arrivavano dal mare. Bastava accendere un fuoco e l’allarme si propagava lungo tutta la costa.»
Amandine, che fino a quel momento è rimasta in silenzio, si sporge per osservare meglio. «Come un sistema di segnali?»
«Esatto,» conferma la zia. «E pensa che alcune di queste torri genovesi sono ancora in piedi dopo secoli. La Corsica non dimentica la sua storia. Ne vedrete sicuramente tante lungo la costa durante i vostri voli.»
«Vedi laggiù?» aggiunge la signora con un sorriso. «Quella è la strada che porta verso l’entroterra. Non molti sanno che i veri villaggi corsi non sono sulla costa ma arroccati sulle montagne, come quello dove viviamo noi. Un tempo, era troppo pericoloso vivere vicino al mare… troppi invasori, troppi predatori. La Corsica ha imparato a difendersi.»
Amandine la guarda con ammirazione. «Sai tantissime cose sulla tua isola.»
Lei sorride, lo sguardo che si perde sulle colline lontane. «Perché la Corsica non è solo un posto. È radici, è resistenza. Ed è casa.»
Ci avviciniamo all’aeroporto di Bastia-Poretta, che sorge poco oltre la bellissima laguna a sud di Bastia.
Ogni città porta i segni del tempo ma alcune li portano con fierezza. Bastia è una di queste.

Un Atterraggio e un Invito Speciale
Veronika prende contatto con la torre dell’aeroporto Bastia-Poretta. La sua voce è calma e sicura mentre comunica i dettagli del nostro arrivo. Dopo pochi secondi riceviamo l’autorizzazione all’atterraggio.
«Pista 34 autorizzati per l’atterraggio» ripete lei, rivolta a me. Annuisco, concentrato, mentre inizio il circuito di discesa. Il motore del Cessna si abbassa di tono e, con movimenti fluidi, allineo l’aereo alla pista.
Dal sedile posteriore, Amandine osserva ogni mio gesto con gli occhi spalancati. Dopo un attimo di esitazione, chiede: «Devi abbassare il carrello?»
Sorrido senza distogliere lo sguardo dagli strumenti. «No, nel nostro Cessna il carrello è fisso. Gli aerei più grandi hanno un carrello retrattile per ridurre la resistenza dell’aria ma per un velivolo piccolo come il nostro non è necessario.»
Lei annuisce, seguendo con attenzione i miei movimenti. «E quella parte delle ali che hai abbassato poco fa… a cosa servono?»
«Ottima domanda!» rispondo con un’occhiata veloce allo specchietto retrovisore per vederla meglio. «Si chiamano flap, aumentano la portanza e la resistenza. Diciamo che… permettono al nostro aereo di restare in aria anche a velocità più ridotta, come quando stiamo atterrando.»
Amandine scruta fuori dal finestrino, osservando i flap inclinati sul bordo d’uscita delle ali. Poi, con una punta di esitazione, aggiunge: «Ma… come fai a far salire e scendere l’aereo?»
Sorrido. «Questa specie di volantino si chiama cloche o yoke ed è come un joystick. Oltre a ruotarlo per virare, posso spingerlo avanti per abbassare il muso o tirarlo indietro per far salire l’aereo.» Per darle una dimostrazione, esercito una leggera pressione all’indietro e il muso del Cessna si alza appena, prima di tornare nella posizione corretta.
«Ohhh!» esclama lei, incantata dalla semplicità del movimento.
La signora le lancia uno sguardo divertito. «Attenta, Amandine… se rimani troppo affascinata, finirai per voler diventare pilota anche tu!»
Amandine ride. «Così posso venire da voi quando voglio, zia.» Poi torna a concentrarsi sulla pista che si avvicina rapidamente. Il silenzio si fa più denso quando entriamo nella fase finale della discesa.
L’ospitalità è il cuore di ogni viaggio: chi parte per scoprire il mondo, spesso scopre anche le persone.

Il Cessna si avvicina alla pista. Le ruote toccano l’asfalto con un leggero sobbalzo. Riduco la potenza e lascio che l’aereo rallenti naturalmente, mentre la pista scorre veloce sotto di noi.
Un applauso spontaneo esplode dal sedile posteriore. «Il mio primo atterraggio in un piccolo aereo!» esclama Amandine, radiosa.
Lascio la pista principale e mi dirigo verso l’area di parcheggio. Dopo aver spento il motore, un silenzio quasi irreale avvolge l’abitacolo.
La signora rompe la quiete con un sorriso caloroso. «Voglio che questa notte siate miei ospiti. Non voglio sentire ragioni. Avete reso possibile qualcosa che temevo fosse ormai perso: essere a casa in tempo per la festa di mia figlia. Non posso ringraziarvi abbastanza.»
Veronika si gira sorpresa. «Ma non vogliamo disturbare… davvero non c’è bisogno.»
La signora scuote la testa, decisa. «È già deciso. Dormirete da noi stanotte e domani vi accompagneremo volentieri all’aeroporto, magari dopo una visita a Bastia. Viviamo a Corte, una cittadina in montagna, piena di storia e tradizioni. È un posto unico e sono sicura che ve ne innamorerete.»
Veronika sorride, conquistata dalla sua energia. «Allora accettiamo con piacere. Saremo felici di darvi una mano per i preparativi della festa. Io e Skippy siamo ottime assistenti.»
Amandine esplode in un sorriso radioso. «Fantastico! Così potrò far conoscere Skippy a mia cugina. Ne sarà felicissima!»
Quando usciamo dall’aeroporto, troviamo un uomo che ci aspetta accanto a un grande SUV nero. È il marito della signora, che ci accoglie con una stretta di mano calorosa.
«Camillo e Veronika… grazie davvero» dice, prima di stringerci in un abbraccio spontaneo. «Non avremmo mai immaginato un gesto così generoso. Sarete i benvenuti nella nostra casa.»
Ci dirigiamo verso Corte, mentre le strade si snodano tra montagne imponenti e boschi fitti. La signora, ormai sollevata, racconta come questa giornata sia diventata speciale nonostante gli imprevisti. Veronika e Amandine discutono i piani per aiutare con i preparativi della festa, mentre io mi perdo nel paesaggio che scorre fuori dal finestrino.
L’ospitalità della famiglia ci fa sentire già a casa, pronti per una nuova avventura che inizia con la festa di stasera.