03
un viaggio tra borghi, storia e tradizioni
Diario di Volo
Dalla nascita della Vespa a Pontedera alle torri medievali di San Gimignano, passando per Volterra, Monteriggioni e Siena, questa tappa è un viaggio attraverso il cuore autentico della Toscana. Tra storia, paesaggi e antiche leggende ogni città racconta un frammento di un passato che ancora vive.
Punti di interesse sorvolati
da Pisa a Siena
Decollo da Pisa
In aeroporto l’aria è densa di calore e odore di carburante. Il Cessna 172 è già pronto in piazzola, il muso rivolto verso l’orizzonte come un cavallo impaziente alla partenza.
Prima di salire a bordo, facciamo un rapido pit stop nei bagni dell’hangar. Lo specchio riflette occhiaie leggere e capelli spettinati dal vento. Veronika si osserva e sorride con un’alzata di spalle.
«Non vinceremo un premio per l’eleganza oggi.»
«Fortuna che non ci giudicano per questo» ribatto, aggiustandole un ricciolo ribelle. «E comunque, sei sempre bellissima.»
Lei scuote la testa divertita e mi spinge via con un sorriso.
Pochi minuti dopo siamo a bordo. La checklist scorre veloce, le mani seguono gesti ormai familiari, e poi… il ruggito del motore riempie la cabina. Il Cessna prende vita, accelera sulla pista e si stacca dal suolo con leggerezza.
L’Arno si srotola sotto di noi come un nastro liquido mentre Pisa si allontana lentamente. La Torre Pendente, ormai solo un piccolo tratto bianco nel mosaico della città, sembra inclinarci un ultimo saluto. Fragile e perfetta allo stesso tempo.
«Chissà se qualcuno riuscirà mai davvero a raddrizzarla» mormora Veronika.
«Spero di no» rispondo, lanciandole un’occhiata complice. «È bella proprio perché è imperfetta.»
Dietro di noi, Skippy osserva fuori dal finestrino con le orecchie dritte. Non resisto a coinvolgerla:
«Ehi, Skippy, vuoi venire qui davanti? Oggi voliamo in prima fila.»
Non serve ripeterlo. Scatta in piedi e con un salto si sistema sulle gambe di Veronika, visto che dal sedile il cruscotto è troppo alto. I suoi occhiali da pilota, che sembravano un gioco, ora brillano di serietà.
«Tutto sotto controllo, comandante?» chiedo scherzando.
Skippy muove appena un orecchio e mi lancia uno sguardo rapido, come a dire “Ovvio.”
Veronika ride. «Adesso sì che mi sento al sicuro.»
La scena ci strappa un momento di leggerezza mentre puntiamo verso Pontedera. Il cielo si fa più aperto e luminoso, come se volesse accompagnare il nostro volo.
“Ogni decollo è un nuovo inizio. Ogni volo da una prospettiva diversa.”

Pontedera: la casa della Vespa
Pontedera a un primo sguardo non svela subito la sua importanza eppure è qui che è nata un’icona: la Vespa.
«Lo sapevi che qui è nata la Vespa?» chiedo a Veronika, indicando la città sotto di noi.
Lei si volta curiosa. «Davvero? Non lo sapevo.»
«Sì» rispondo con un sorriso. «La Piaggio ha inventato la Vespa proprio qui e negli anni ’50 ha cambiato il modo di muoversi degli italiani. Era economica, semplice da guidare e diventò un simbolo di libertà e rinascita dopo la guerra.»
«Davvero? Mai avrei detto che fosse nata qui.» risponde sorpresa.
«E pensa che è diventata famosa in tutto il mondo. Ti ricordi Vacanze Romane? Quella Vespa con Gregory Peck e Audrey Hepburn è ancora un simbolo.»
Un ricordo riaffiora e non riesco a trattenere un sorriso. «Sai, il mio primo scooter è stato proprio un Piaggio, per la precisione un Piaggio Zip Disk. Avevo 14 anni, era rosso fiammante. Sembrava che il mondo intero fosse mio.»
Veronika ride immaginandomi ragazzino. «Un Zip Disk? Racconta!»
«Non era il più veloce ma era perfetto, almeno per me» continuo. «Ricordo ancora il rombo del motore, l’aria in faccia e quella libertà assoluta. È stato il mio primo amore a due ruote… forse è da lì che è iniziato tutto.»
«E poi sei passato dalle due ruote alle ali» aggiunge Veronika con un sorriso complice.
«Già» rispondo ridendo. «Dalla strada al cielo: non ho mai smesso di esplorare.»
Sorvoliamo i capannoni della Piaggio e il ricordo mi strappa un sorriso malinconico. «Pensare che tutto è partito da qui mi fa sorridere. Credo che la Piaggio abbia persino un museo dove custodisce la storia di questa icona.»
Veronika guarda fuori. «Quasi quasi lo segno per il futuro.»
Skippy, dal suo posto di co-pilota, muove le orecchie come se volesse approvare. Veronika le accarezza la testa. «Aggiudicato. Museo della Vespa nella lista.»
Il Cessna 172 continua a scivolare nell’aria lasciandosi alle spalle Pontedera. La città si allontana lentamente ma questo piccolo sorvolo ci ha ricordato che ogni viaggio comincia sempre da un primo motore, da una prima ruota… o, a volte, da un primo volo.
Ogni viaggio inizia da un primo motore, da una prima ruota… o, a volte, da un primo volo.

L’antica Volterra: storie di pietra e luce
Volterra ci aspetta più avanti, un antico gioiello che domina la cima di una collina. Mentre la raggiungiamo, Veronika cerca di sfogliare la guida della Toscana con Skippy ancora in piedi sulle sue gambe, un po’ troppo coinvolta nel ruolo di co-pilota. La sua coda finisce puntualmente tra le pagine, rendendo ogni lettura una vera impresa.
«Skippy, fermati! Non riesco a leggere!» esclama Veronika, trattenendo una risata mentre cerca di spostarla delicatamente. «Cami, direi che oggi sarà dura.»
Guardo Skippy di sfuggita: è serissima, con le orecchie dritte e lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
«Lasciala fare il suo lavoro» le dico con un sorriso, mantenendo stabile la rotta.
Veronika sorride e insiste. «Vediamo se riesco comunque a raccontarti qualcosa. Allora… Volterra è famosa per le sue origini etrusche…» Sposta la coda di Skippy. «…e per l’alabastro.»
«L’alabastro?» ripeto, lasciandole spazio per proseguire.
«Sì, una pietra bianca e traslucida, leggerissima e luminosa. Da secoli la lavorano per creare oggetti sottilissimi, lampade e vasi che sembrano prendere vita quando la luce li attraversa.»
La città si avvicina sempre di più.
«Volterra è anche una delle città più antiche della Toscana. Prima gli Etruschi, poi i Romani e infine il Medioevo con le mura e le torri che vediamo ancora oggi.»
Osservo Veronika intenta a leggere la guida, ormai rassegnata a convivere con Skippy e la sua coda.
«Parla anche di un teatro romano, vero?»
«Sì, uno dei meglio conservati d’Italia. Pensa che lo hanno scoperto solo negli anni ’50 nascosto sotto un campo. Era rimasto lì per secoli come un tesoro dimenticato.»
Veronika si sporge leggermente fissando la città dall’alto. «Dev’essere stato un momento incredibile quello di riportare alla luce una meraviglia così.»
Sorvoliamo lentamente Volterra per goderci ogni dettaglio. Le mura medievali formano un anello che abbraccia il borgo, come a proteggerne il cuore antico. Al centro spicca una Torre con un’imponente struttura in pietra che si staglia contro il cielo.
«Sembra che sia la Torre del Palazzo dei Priori, la torre civica più antica della Toscana» continua Veronika, indicando la costruzione. «Fu costruita nel XIII secolo e pare che abbia ispirato addirittura il Palazzo Vecchio di Firenze.»
«Sembra un set perfetto per un film storico.» pronuncio, osservando la piazza fuori dal finestrino.
«Infatti, Volterra non è solo una delle città più antiche d’Italia ma è anche diventata una meta turistica per la sua atmosfera unica. E non solo per la storia: ha attirato artisti, scrittori… e anche qualche fan dei vampiri.»
Mi giro incuriosito. «Vampiri?»
Lei mi sorride. «Sì, grazie alla saga di Twilight. Qui è ambientata la storia dei Volturi, un antico clan aristocratico di vampiri. Anche se le riprese sono state girate altrove, Volterra è diventata una meta di pellegrinaggio per i fan.»
«Quindi oltre agli Etruschi e ai Romani, adesso abbiamo anche i vampiri.» le rispondo con tono scherzoso.
«Esatto, un mix perfetto di storia e leggenda.»
Skippy, immobile e concentrata, osserva tutto con aria professionale, questa volta più attenta agli indicatori e al navigatore.
Completo un giro sopra la città, la sua bellezza ci cattura. C’è qualcosa che la fa sembrare sospesa nel tempo.
«Rotta verso San Gimignano?» chiedo poi, spezzando il silenzio.
«Andiamo» risponde Veronika con un sorriso, arrendendosi all’idea che leggere la guida oggi sarà impossibile. «Vediamo quante torri ci aspettano questa volta.»
Le colline toscane tornano a srotolarsi sotto di noi mentre il sole scende ancora un po’ verso l’orizzonte. Direzione San Gimignano.
“Volterra è una città sospesa nel tempo, dove la pietra racconta storie antiche e la luce trasforma ogni dettaglio in memoria.”

San Gimignano: la Manhattan del Medioevo
Le colline si srotolano sotto di noi mentre San Gimignano si avvicina, la sua silhouette inconfondibile si staglia contro l’orizzonte. Le torri si ergono ancora fiere nel cuore del borgo medievale.
«Quante torri ha San Gimignano?» chiede Veronika con tono di sfida, tenendo la guida aperta ma strategicamente nascosta alla mia vista.
Skippy, ora più calma, è impeccabile nel suo ruolo di navigatrice, dandole il tempo di leggere comodamente la guida.
«Una volta erano una settantina, se non sbaglio» rispondo, regolando quota e velocità per goderci meglio la vista.
«Bravo» replica Veronika con un sorriso soddisfatto. «Per la precisione, erano 72. Oggi ne restano solo 13, ma bastano per farle guadagnare il soprannome di Manhattan del Medioevo.»
Scatta una foto veloce, poi continua: «Incredibile pensare che ne abbiano costruite così tante, soprattutto all’epoca.»
«Era sempre una questione di prestigio» le ricordo, lasciando scorrere lo sguardo sul borgo. «Le famiglie più ricche si sfidavano a chi costruiva la torre più alta, esattamente come succedeva a Bologna. Solo che qui la competizione pare essere andata avanti molto più a lungo.»
«Più alta la torre, più potente la famiglia» commenta Veronika a bassa voce, osservando il profilo delle torri e le ombre lunghe che si proiettano sulle stradine medievali.
«E più gradini da salire, direi» aggiungo ridendo.
Lei ride a sua volta e poi indica una delle torri più imponenti. «Quella deve essere la Torre Grossa, la più alta della città.»
«E quella laggiù?» rispondo abbassando leggermente la quota. «Quella più bassa, con una forma un po’ strana.»
Veronika scorre la guida con un’espressione incuriosita. «Oh, questa è interessante. Si chiama Torre del Diavolo.»
«Del Diavolo?» ripeto, sorvolando la struttura con uno sguardo più attento.
Lei assume un’aria teatrale e inizia a leggere a voce alta, con una lentezza volutamente drammatica.
«Si racconta che, tanto tempo fa, un ricco mercante possedeva questa torre. Un uomo superbo e molto avaro. Un giorno partì per un lungo viaggio, lasciando la sua casa così com’era.» Fa una breve pausa, lasciando che le parole si depositino.
Skippy, immobile sulle sue zampe, mantiene un’aria concentrata sulla strumentazione, ma la tensione nelle sue orecchie tradisce il fatto che stia ascoltando ogni parola.
«Quando tornò…» Veronika abbassa leggermente la voce, come se stesse per svelare un segreto. «…qualcosa era cambiato. La torre non era più la stessa.»
Mi volto verso di lei. «In che senso?»
Veronika lascia scorrere lentamente un dito sulla guida. «Era più alta.»
Skippy muove appena un orecchio ma rimane composta, con lo sguardo fisso sugli strumenti, come se l’argomento non la riguardasse affatto.
«Il mercante non riusciva a spiegarsi come fosse possibile. Nessuno aveva avuto il permesso di modificarla, nessun operaio l’aveva toccata, eppure la torre si era allungata di diversi metri… come se fosse cresciuta da sola.»
L’aria nella cabina sembra improvvisamente più densa.
Veronika continua con voce più bassa. «Poi la gente iniziò a parlare. Qualcuno raccontò di strane ombre tra le pietre… altri dissero di aver sentito sussurri nelle notti senza luna. E c’era chi giurava che la torre stessa… fosse stata toccata da qualcosa di innaturale.»
Skippy deglutisce appena, le zampe sempre piantate sulle gambe di Veronika, il musetto impassibile ma la coda che si muove appena, segno inequivocabile che sta trattenendo la tensione.
Veronika la ignora e prosegue, rallentando ancora di più il ritmo.
«Ma la parte più inquietante è un’altra…»
Skippy rimane immobile.
«Una notte…» Veronika si interrompe un istante, poi allunga le mani in un movimento fulmineo e pizzica i fianchi di Skippy esclamando Boooh!
La reazione è istantanea. Skippy balza in aria con un salto incredibile, scappa sui sedili posteriori in un tripudio di zampe e occhialoni storti, prima di raggomitolarsi dietro lo zaino di Veronika come se potesse difenderla, con il cuore chiaramente accelerato.
Scoppiamo a ridere mentre lei, ancora in posizione di difesa, ci osserva con occhi spalancati e sospettosi.
«Skippy, stavo solo scherzando!» ride Veronika, cercando di allungare una mano per accarezzarla.
Ma Skippy non si fida più. Rimane immobile per qualche secondo, poi con grande dignità si sistema gli occhialoni, torna lentamente al suo posto di comando e si siede, fissando Veronika con aria severa e zampe conserte.
«Ok, credo che per oggi tu abbia perso una navigatrice» commento ridendo.
«Mi farò perdonare» sorride Veronika. «Magari con un po’ di biscotti.»
Skippy la osserva di sottecchi, con una lentezza studiata, poi si riposiziona sul suo sedile e appoggia le zampe sulla strumentazione come se nulla fosse accaduto, ma il musetto accigliato lascia intendere che la questione è tutt’altro che chiusa. Uno sguardo che sembra dire questa me la paghi.
Completo un lungo cerchio sopra il borgo. Da quassù le torri sembrano dita di pietra che tentano di raggiungere il cielo, testimoni silenziose di storie di rivalità e ambizioni scolpite nel tempo.
La luce del sole che si abbassa è il segnale che è ora di proseguire.
“San Gimignano si erge tra le colline come una sfida al tempo: torri che raccontano potere, rivalità e il desiderio eterno di toccare il cielo.”

Monteriggioni: la corona di pietra
«Eccola!» esclamo avvistando Monteriggioni, che da quassù sembra davvero una corona di pietra con le sue mura medievali perfettamente conservate e le torri merlate che si alzano come guardiani silenziosi.
Veronika abbassa la fotocamera, quasi sorpresa. «È minuscola ma sembra incredibile!»
Annuisco, rallentando il velivolo. «È piccola, sì, ma strategica. Ci sono stato anni fa in moto. È uno di quei luoghi che ti restano impressi: cammini tra le mura e ti sembra che il tempo si sia fermato.»
Lei mi lancia uno sguardo curioso. «Quindi lo conosci bene.»
«Bene no, ma abbastanza da ricordare qualcosa della sua storia» rispondo con un sorriso. «I senesi lo costruirono nel XIII secolo per difendere la via Francigena. Era un avamposto militare per proteggersi dai fiorentini. Da qui potevano controllare tutti i movimenti.»
Veronika guarda fuori mentre il borgo si avvicina sempre di più. «Ma è vero che Dante ne parla nella Divina Commedia?»
«Sì» rispondo con una risata. «Descrive le torri come enormi giganti che emergono dalla terra. Da terra sembrano schiacciarti con la loro imponenza… ma da quassù sembra quasi che stiano ancora vegliando sulla valle, immobili da secoli.»
Skippy, dalla sua posizione di co-pilota, è tornata ad osservare tutto con estrema serietà, visibilmente più calma dopo lo scherzo di Veronika.
Girandole intorno, Monteriggioni si mostra in tutta la sua bellezza: mura tonde che formano un anello perfetto e torri che spiccano contro il cielo della sera.
Veronika scatta una raffica di foto. «Piccolo, raccolto ma con una storia che sembra enorme.»
«E pensa che è così iconico da essere finito perfino nei videogiochi. In Assassin’s Creed lo hanno ricostruito fedelmente: mura, torri e perfino la piazza centrale. Ti sembra di camminarci davvero.»
Veronika alza un sopracciglio. «Quindi sei stato qui anche nei panni di un assassino medievale?»
Sorrido. «Diciamo che ho esplorato le sue mura in modi alternativi.»
Veronika scuote la testa sorridendo. «Ogni volta scopro un tuo passato segreto.»
«Aspetta di sentire il prossimo.» Poi, guardando Skippy con un sorriso, le chiedo: «Capitano, rotta verso Siena?»
Skippy si sporge leggermente in avanti sfiorando il tablet con la zampetta. Veronika ride di gusto. «Credo che abbia deciso di diventare anche navigatrice.»
Virando dolcemente verso sud lasciamo Monteriggioni alle nostre spalle. Le sue mura si rimpiccioliscono lentamente ma restano scolpite nella nostra memoria come un piccolo capolavoro medievale.
«Che programmi abbiamo per domani?» chiede Veronika, riponendo la guida nello zaino.
Fingo di pensarci un attimo, mantenendo lo sguardo fisso sulla rotta. «Non ricordo… Controlliamo l’agenda quando atterriamo» rispondo con un sorriso enigmatico.
Lei scuote la testa divertita. «Sai essere davvero misterioso quando vuoi.»
“Monteriggioni è un frammento di Medioevo sospeso nel tempo: mura perfette, torri imponenti e una storia che risuona ancora tra le pietre antiche.”

Siena: tra Memorie e Tradizioni
Veronika osserva fuori dal finestrino in silenzio, la fotocamera dimenticata sulle ginocchia. Lo sguardo perso e malinconico mi dice tutto.
«Stai pensando a quella volta, vero?» chiedo con dolcezza.
Lei si volta verso di me con un sorriso appena accennato. «Sì… a quella mattina. Non me lo scorderò mai.»
Anche io la ricordo bene. Eravamo arrivati a Siena per un weekend. La sera prima era stata perfetta: una passeggiata nel centro storico, le luci calde che accendevano ogni angolo, Piazza del Campo piena di vita e, infine, una cena in una trattoria nascosta. Uno di quei posti dove il tempo scorre più lento, dove l’oste ti accoglie con un sorriso e un bicchiere di vino già pronto per te.
Ricordo ancora il profumo della porchetta toscana e il sapore intenso del rosso che avevamo scelto.
«E poi quella mattina…» continua lei.
«Non dimenticherò mai la tua faccia quando mi hai detto che stavi male» dico con dolcezza.
Veronika scuote la testa, coprendosi il viso con una mano. «Ero distrutta. Mi sentivo in colpa per aver rovinato tutto.»
«Ora come quella mattina ti ripeto che non hai rovinato nulla» rispondo. «Avevamo solo bisogno di una scusa per tornare. E guarda un po’: eccoci qua.»
Lei abbassa la mano, mi prende la mia e finalmente sorride più serena. «Avevi promesso che saremmo tornati. E avevi ragione, hai mantenuto la promessa.»
Sorvoliamo la periferia e il centro storico inizia a svelarsi. Le torri del Duomo di Siena svettano nel cielo e Piazza del Campo si apre come un ventaglio perfetto nel cuore della città.
«Eccola…» mormora Veronika, sollevando finalmente la fotocamera.
Inizio un lungo giro sopra Siena, lasciando che ogni dettaglio si imprima nella memoria: i tetti rossi, le strade strette, le torri e i campanili che sembrano raccontare storie antiche.
«Ricordi cosa ci disse l’oste sulle contrade?» chiedo, cercando di coinvolgerla e farle pensare ad altro.
Veronika annuisce, il sorriso più vivo. «Ci spiegò che Siena è divisa in 17 contrade: l’Oca, il Drago, la Torre… ognuna con i propri colori, simboli e tradizioni, e che l’appartenenza a una contrada è quasi una questione di identità per i senesi.» Fa una piccola pausa, poi continua: «Ricordo anche che ci parlò delle rivalità storiche tra alcune di esse, rivalità che si accendono soprattutto durante il Palio.»
«Già» aggiungo. «Il Palio di Siena. La corsa di cavalli più famosa d’Italia. Più che una gara, è una battaglia d’onore.»
Faccio un altro giro sopra Piazza del Campo e mi torna in mente la voce profonda dell’oste che, con gesti teatrali, ci raccontava: «La città cambia completamente durante il Palio. Le strade si riempiono di bandiere, tamburi e canti, e ogni contradaiolo vive quei giorni con un’intensità unica.»
«Ricordo che ci raccontò delle rivalità» aggiunge Veronika. «Alcune contrade non si sopportano da secoli. Eppure, tra tutte le tensioni, ci sono anche alleanze, amicizie, legami che si tramandano di generazione in generazione.»
Skippy, che fino a quel momento sembrava disinteressata, all’improvviso gira la testa osservandoci e annusando l’aria con fare interrogativo.
«Secondo me vuole sapere se durante il Palio si mangia anche qualcosa» dico ridendo.
Veronika scoppia a ridere e le gratta la testa. «Probabilmente, piccola esploratrice. Dovrai attendere l’atterraggio però.»
Skippy inclina il musetto, riflettendo, poi torna a concentrarsi sugli strumenti con aria professionale.
«Chissà» dice Veronika, «forse un giorno potremo assistere al Palio di persona. Deve essere un’esperienza incredibile.»
«Sarebbe fantastico» rispondo. «Per ora godiamoci questa vista privilegiata su Siena.»
Il sole, ormai basso, tinge la città di sfumature dorate e allunga le ombre delle torri sulle strade medievali. È un momento perfetto, sospeso tra passato e presente.
Veronika osserva la città sotto di noi, poi si volta con un sorriso. «Sai, forse in fondo è proprio questo il bello dei viaggi.»
«Cosa?»
«Non si tratta solo di vedere posti nuovi. A volte si torna indietro ma con occhi diversi.»
Mi stringe la mano con dolcezza. «E con promesse che, a volte, portano più lontano di quanto si immagini.»
“Siena non è solo una città, è un’anima divisa in contrade, un cuore che batte al ritmo del Palio e una storia che si rinnova ogni giorno.”

NOTA la sfocatura è voluta perchè Siena non è riprodotta bene in FS24 ed era un peccato mostrarla male
Atterraggio e agriturismo
«Ok ragazze, prepariamoci all’atterraggio, la fame si fa sentire» annuncio, portando il Cessna 172 verso la pista. Il volo si conclude con un atterraggio leggero mentre il motore si spegne con il suo ultimo ruggito e il silenzio della sera ci accoglie.
Ultimate le pratiche aeroportuali, carichiamo gli zaini sull’auto a noleggio e in pochi minuti ci lasciamo l’aeroporto alle spalle. La strada si snoda tra colline e cipressi in un iconico paesaggio toscano. L’aria profuma di erba e di terra umida. Ogni curva sembra portarci più vicino alla quiete che stavamo cercando.
Dopo qualche minuto il nostro agriturismo compare in cima a una collina. Un casolare antico di pietra con le finestre illuminate che sembrano aspettarci.
Scendo dall’auto con gli zaini mentre Veronika si ferma per un momento a osservare il panorama. Il silenzio è quasi surreale, rotto solo dal fruscio del vento e dal canto dei grilli.
«Perfetto» mormora lei con un sorriso soddisfatto.
Skippy, già impegnata a ispezionare ogni angolo, si allontana di qualche metro con la coda alta, annusando l’aria con attenzione. Poi si gira verso di noi e inclina la testa, come per dire: “Bene, ma ora si mangia?”
«Credo che una doccia calda sarà il miglior finale per questa giornata» dico con tono stanco, mentre varchiamo l’ingresso dell’agriturismo. Il profumo di legno e di cucina toscana ci avvolge immediatamente, caldo e accogliente, come la promessa di un rifugio dove riprenderci dopo questa intensa giornata.
«Se il profumo della cucina è un indizio, direi che questa giornata avrà un finale perfetto.»
“Tra le colline di Siena il tempo rallenta e il silenzio della campagna diventa la voce più sincera del viaggio.”
Riassunto
Da Pisa a Siena attraversiamo il cuore della Toscana tra borghi medievali, colline e torri che sfidano il tempo.
Dopo il decollo da Pisa il volo ci porta sopra Pontedera, la città dove è nata la Vespa, simbolo di libertà e di rinascita italiana. Tra il rombo dei motori e il ricordo del primo scooter, il viaggio prosegue verso Volterra, la città etrusca incastonata tra le colline. Il Teatro Romano, emerso dal passato dopo secoli di oblio, e la Torre del Palazzo dei Priori, che domina la piazza centrale, ci raccontano storie di epoche lontane.
Sorvoliamo San Gimignano la città dalle torri medievali che si stagliano nel cielo come una Manhattan del passato. La Torre Grossa, la più alta, sembra chiamarci dall’alto con la sua storia di potere e sfide tra nobili famiglie.
Proseguiamo il viaggio sfiorando Monteriggioni, con le sue mura perfettamente conservate, e infine arriviamo su Siena, la città gotica che conserva intatta la sua anima medievale. Dall’alto, la Piazza del Campo si svela nella sua forma perfetta, pronta ad accogliere il Palio mentre il profilo della città ci regala l’ultima immagine di questa tappa.
Un volo che è stato un tuffo nella storia, tra icone del passato e visioni dall’alto prima di atterrare e prepararci alla prossima avventura.
verso nuove storie da raccontare.